Mercoledì della IV settimana di Quaresima, Gv 5,17-30 “ma chiamava Dio suo Padre”

Mercoledì della IV settimana di Quaresima
Gv 5,17-30
“ma chiamava Dio suo Padre”
Nei versetti che ascoltiamo oggi Gesù parla di sé, del suo modo di agire, del suo rapporto col Padre. Attesta che opera in una profonda comunione con Lui, che pur avendo ricevuto piena fiducia e libertà il suo stile parla del Padre perché è da Lui che ha appreso la vita.
È bellissimo quando qualcuno ci parla di sé, della sua famiglia, delle sue radici. Così come è segno di grande fiducia il potersi confidare apertamente. Nel dialogo di oggi Gesù si espone molto perché si racconta a persone che mostrano diffidenza, incredulità, ma non ha nulla da difendere, nulla da nascondere. Condivide che rivela chi è Dio Padre non solo con le parole, con i discorsi o le parabole, ma con tutto se stesso. Non è un ambasciatore, un messaggero, ma è quello che è proprio per la relazione che vive. Chi vive un profondo legame con qualcuno, sia una relazione affettiva oppure di comunità, pur esprimendo la propria originalità tiene però conto del volere, dei desideri, delle riflessioni che condivide, si ritrova a pensare come un “noi” più che “io” e ne è intimamente contento perché siamo strutturalmente relazione e non isole sconnesse. Un figlio parla del padre, della madre con la sua stessa vita, il Figlio annuncia il Padre con la sua esistenza coraggiosa, libera, attenta, fedele e ricca di umanità… Sentirsi amati è essere continuamente rigenerati da una sorgente di acqua fresca e pura che ci sostiene nel cammino.