Veglia di Pasqua
Mc 16,1-7
“vennero al sepolcro al levare del sole”
Siamo giunti alla grande veglia di Pasqua, fonte della nostra fede. La vita riprende il suo cammino, un nuovo corso! Che belle queste figure di donne che vanno al sepolcro contro ogni buon senso! Da sole, verso una tomba di un uomo giudicato eversivo. Consce che si troveranno di fronte a un ostacolo per loro insuperabile: una grossa pietra da spostare, ma allora perché sono partite? Che cosa l’ha spinte a rischiare? Sembra esserci in loro una speranza che non si è spenta con la morte del Signore, una luce inspiegabile, ma forte che ha chiesto di essere seguita. Non è in tutti i discepoli, ma solo in loro… In un piccolo resto che nutre un’attesa indefinita. A volte è così, vi sono persone che credono anche per chi non crede, che portano avanti un sogno anche per chi lo ha smarrito, pochi che resistono dentro un popolo deluso o scettico. Qualcuno che crede anche per noi… E che può essere un testimone che ci risolleva il cuore.
E poi la vita dà nuovi appuntamenti: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete”. Non si tratta di ritrovare la vita biologica, non sarebbe sufficiente… Risorgere è ritornare a essere innamorati della vita! Della nostra e di quella dell’umanità! Gesù non ha mai smesso di amare l’umanità anche quando l’ha tradito, rinnegato. Spesso abbiamo sul cuore pesi antichi o recenti che soffocano la gioia, rapporti dolorosamente interrotti, angosce profonde, errori importanti, ferite affettive che ci portano a sopravvivere più che a vivere. Rimaniamo aperti alla possibilità di incontrare il Signore nel sacramento dell’amico, del fratello, del creato, della Parola e nella preghiera affinché la pietra sia spostata e si possa ritornare ad amare la vita.

Sabato Santo
Oggi non vi sono celebrazioni eucaristiche se non le veglie pasquali.
Oggi la Parola si fa Silenzio …
È l’inverno che cova la vita.
È la notte che spera nella luce.
Ma è anche l’angoscia che teme la morte.
Vi sono parole che non possiamo darci da soli, le solide consolazioni sono frutto di eventi stabili e non di frasi convenzionali…
Possiamo solo sperare, possiamo solo attendere…
È il giorno che ci insegna ad affidarci….
È il giorno della fede fondata sulla memoria di quel bene che abbiamo vissuto e ci parlava di una promessa di eternità, di cura, di gratuità, di esistere per Qualcuno….
La Parola crocifissa è azzittita, sconfessata o… glorificata?
Una voce esclamò “davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” E allora vediamo se viene a salvarlo… Forse c’è ancora tempo, forse la vita non è sconfitta, forse l’amore esiste!

Giovedì Santo
Gv 13,1-15
“Se non ti laverò, non avrai parte con me”
Siamo nel triduo pasquale, mistero di amore, morte e resurrezione, racconti di giorni nei quali si manifestano gli abissi dell’animo umano e le vette dell’amore di Dio, i travagli dei cuori e luci impensate di speranza, nuove domande e orizzonti più vasti. Lasciamo che sia il ritmo delle celebrazioni a condurci, a prenderci per mano e accompagnarci in un percorso. Oggi la memoria dell’ultima cena, Eucarestia e Carità. Pietro fatica a lasciarsi lavare i piedi… Fatica a lasciarsi amare? Può essere anche una nostra resistenza?

Martedì santo
Gv 13,21-33.36-38
“Gesù fu profondamente turbato”
Siamo ai momenti finali, agli atti decisivi che preparano la passione, gli ultimi con i suoi apostoli, i suoi discepoli. Non avevo mai associato il turbamento del Signore al tradimento di Giuda, lo pensavo procurato dall’imminenza della croce, ma l’immediatezza della rivelazione della presenza di un traditore dopo l’indicazione dello stato d’animo, mi aiuta a comprendere che Gesù era turbato per l’apostolo con intenzioni così ostili e nascoste. In quel momento non sembra temere per la propria vita, almeno il Vangelo non lo sottolinea, ma piuttosto per l’oscurità che abita nel cuore di Giuda. Perché tradire? Perché fratello Giuda non hai parlato del disappunto, delle delusioni, delle incomprensioni che avevi nel cuore invece che tramare nel silenzio? E noi? Siamo capaci di portare alla luce quello che ci ferisce, ci disorienta nelle relazioni o anche noi preferiamo tacere, ma poi maturare scelte di abbandono, di inganno, di tradimento? Forse Giuda voleva guadagnarci nel seguire Gesù o forse sperava in un ruolo in un nuovo regno mondano, sarebbero stati desideri inconfessabili? Anche altri li avevano. È proprio quando non diamo voce alle nostre intenzioni che rischiamo di tramare nell’ombra. Gesù non ha censurato nessuna domanda, neppure quella di essere seduti alla sua destra nel Regno, con lui si poteva parlare. Non permettiamo che un giudizio reprima quello che pensiamo e ci impedisca di esternarlo, ma lasciamo che sia il confronto aperto a darci motivi di cambiamento, di conversione. Che i nostri rapporti non soffrano di perbenismo o falsa umiltà, siano ricchi invece di ascolto, dialogo e nutriti dalla Parola di Dio affinché si compiano gesti credibili e creduti.

Lunedi santo
Gv 12,1-11
“dell’aroma di quel profumo”
Può l’aroma di un profumo disturbare? Evidentemente sì… Può suscitare sensazioni alle quali non siamo abituati e che ci spiazzano. Maria di Betania ha osato un gesto: durante la cena ha mostrato il suo affetto a Gesù cospargendo i piedi di profumo prezioso. Non è stato pubblico, “social”, ma una condivisione offerta a chi poteva comprendere. Il coraggio dei sentimenti, della verità di sé, della gratitudine, della limpidezza casta che vive e non è soppressa dalla paura del giudizio. Un segno per sostenere l’amico, il maestro che vive tempi estremi, difficili… Non possiamo sempre intervenire per guarire le sofferenze degli altri, ma se portiamo qualcuno nel cuore possiamo dirglielo con parole e gesti, soprattutto quando costano per qualche motivo.
E quanto costa voler bene? Anche tutto… E questo solleva la disapprovazione di Giuda che ne contesta la ragionevolezza. Ma è così incomprensibile, esagerato il gesto di Maria? Non abbiamo mai avuto qualcuno al quale eravamo disposti a dare il meglio che potevamo? È profondamente umano quello che compie questa donna e lo si comprende quando si vuol bene a qualcuno. Non si bada a spese, non si calcola quello che si spende perché non lo si considera perso, ma donato, utilizzato al meglio. Ma allora è una scena che simboleggia e profetizza la Passione del Signore! Il Signore non ha risparmiato, non si è risparmiato…

Domenica delle palme, Passione del Signore
Mc 14,1-15,47
Oggi, lasciamo che a parlarci sia solo la Parola di Dio nel grande racconto della Passione. Che durante la liturgia o nella lettura personale, lo Spirito ci tocchi attraverso qualche passaggio della scrittura con i suoi avvenimenti, dialoghi ed emozioni che vengono narrati. La Parola della Croce sia al centro dell’ascolto di oggi.

Sabato della V settimana di Quaresima
Gv 11,45-56
“Che ve ne pare, non verrà alla festa?”
Quello di oggi è un brano impressionante per il passaggio che viene raccontato: i sacerdoti e i farisei decretano che Gesù debba morire per il bene del popolo. La sentenza viene emessa al termine di una discussione nella quale le vere motivazioni vengono coperte da giustificazioni per la sorte di tanti. Chiedersi perché le persone credono a Gesù, rimangano colpite dai suoi discorsi, meravigliati dai segni che compie non interessa, la preoccupazione reale, ma non espressa è quella di perdere potere, autorità. Non sono interessati alla verità, ma a conservare la posizione sociale raggiunta. La limpidezza del cuore non è una qualità a buon mercato, stare a contatto con le vere dinamiche che muovono i nostri pensieri, riconoscere quello che ci porta a dire certe parole piuttosto che altre è frutto di un esercizio interiore, del credere che sia la verità a renderci liberi. Se ci abituiamo a manipolare la verità per piegarla alle nostre ragioni invece che accoglierla e ad averne fiducia, rischiamo di essere più dei personaggi che delle persone, di perdere le bellezze più profonde illudendoci di evitare la perdita, ma in realtà rinunciando ai travagli per essere persone migliori. Poi Dio saprà scrivere dritto anche tra le righe storte delle nostre vite, trasformare scelte nefaste in occasioni di crescita, ma avremo le responsabilità di aver generato dolori ingiusti, perso l’opportunità di essene collaboratori consapevoli del bene. Le parole di Caifa durante la discussione diverranno vere in un modo che per lui è imprevedibile e detestato, Gesù sarà il segno della salvezza nonostante i capi lo ritenessero un pericolo.
Quello di oggi è un brano impressionante per il passaggio che viene raccontato: i sacerdoti e i farisei decretano che Gesù debba morire per il bene del popolo. La sentenza viene emessa al termine di una discussione nella quale le vere motivazioni vengono coperte da giustificazioni per la sorte di tanti. Chiedersi perché le persone credono a Gesù, rimangano colpite dai suoi discorsi, meravigliati dai segni che compie non interessa, la preoccupazione reale, ma non espressa è quella di perdere potere, autorità. Non sono interessati alla verità, ma a conservare la posizione sociale raggiunta. La limpidezza del cuore non è una qualità a buon mercato, stare a contatto con le vere dinamiche che muovono i nostri pensieri, riconoscere quello che ci porta a dire certe parole piuttosto che altre è frutto di un esercizio interiore, del credere che sia la verità a renderci liberi. Se ci abituiamo a manipolare la verità per piegarla alle nostre ragioni invece che accoglierla e ad averne fiducia, rischiamo di essere più dei personaggi che delle persone, di perdere le bellezze più profonde illudendoci di evitare la perdita, ma in realtà rinunciando ai travagli per essere persone migliori. Poi Dio saprà scrivere dritto anche tra le righe storte delle nostre vite, trasformare scelte nefaste in occasioni di crescita, ma avremo le responsabilità di aver generato dolori ingiusti, perso l’opportunità di essene collaboratori consapevoli del bene. Le parole di Caifa durante la discussione diverranno vere in un modo che per lui è imprevedibile e detestato, Gesù sarà il segno della salvezza nonostante i capi lo ritenessero un pericolo.

Venerdì della V settimana di Quaresima
Gv 10,31-42
“Sono Figlio di Dio”
Gesù cerca di far ragionare i suoi interlocutori che non credono che sia il Figlio di Dio, pur avendo operato prodigi e segni essi lo negano. Non possono prendere in considerazione una simile ipotesi, la ritengono una bestemmia… Di contro spesso noi affermiamo con estrema facilità di essere figli di Dio senza che ci tremino le gambe, eppure è una dichiarazione enorme. Davvero ci sentiamo tali? O lo diciamo con poca consapevolezza? Penso che se ci osservassimo con lucidità vi potrebbero essere dei momenti nei quali sia impossibile attribuirci delle qualità divine, sia guardando alla nostra vita come singoli che come umanità. Anche in questo tempo storico sono troppi i luoghi dove prevalgono logiche oscure e violente, dove l’intelligenza è piegata alla distruzione e alla morte, dove l’empatia lascia il posto alla contrapposizione e alla freddezza. Eppure siamo le creature che portano l’immagine di Dio, addirittura Il Signore Gesù lascerà il suo testimone a un gruppo di discepoli che possano continuare a essere segno dell’amore del Padre. Siamo Figli perché dotati della più grande caratteristica divina: la libertà di essere, di scegliere. Siamo immagine, ma spetta a noi assomigliare a Dio. È nostra responsabilità agire per il bene, magari non compiremo segni straordinari, ma anche solo piccoli gesti gratuiti di attenzione volutamente compiuti, saranno indizi che il divino ci abita, che vale la pena vivere e vivere insieme.

Giovedì della V settimana di Quaresima
Gv 8,51-59
“se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”
Non è una promessa di immortalità biologica, perché Lui stesso è morto, ma di esperienza di resurrezione. Gesù ci dona vita, le sue parole sono spirito e vita. Non è venuto per condannare, ma per salvare. Abbiamo bisogno di parlarci, di parlare e di parlare di noi stessi. Essere a immagine di Dio significa essere in relazione, siamo quando ci relazioniamo e ci perdiamo quando ci chiudiamo in noi stessi. Non tutte le parole generano vita, alcune sono scontate o luoghi comuni, altre dure come pietre. Ma la Parola di Dio sa toccare le corde più profonde del nostro animo e suscitare echi di verità, aprire e a volte riaprire prospettive. Sarà una donna, la Maddalena, risollevata dalla strada a scoprire che il Signore è risorto, colei che incontrando il Maestro ha ripreso vita, sarà non a caso la prima testimone del Risorto. Che ciascuno possa avvertire la Parola di Dio come la sorgente per riprendere fiducia e speranza, vedere prospettive dove sembra regnare la morte, percepirla per quello che è: parole d’amore del Padre rivolte a me.

Mercoledì della V settimana di Quaresima
Gv 8,31-42
“Il padre nostro è Abramo”
Coloro che stanno ascoltando Gesù orgogliosamente ribadiscono di essere discendenti di Abramo e come tali di essere già liberi, di non aver bisogno di altro. Si sentono superiori, arrivati… non ritemgono che la fede sia un seme da coltivare, la reputano piuttosto un traguardo raggiunto e un motivo di orgoglio. Gesù offre loro nuove aperture, nuove consapevolezze tra cui quelle di essere figli di Dio e di gustare una libertà più grande. A volte pensiamo che la fede sia un reticolo di affermazioni a cui aderire, uno schema dottrinale, mentre è una relazione con un Tu nella quale si susseguono domande, dubbi, interrogativi dove la ricerca della verità è una bussola fondamentale e l’esperienza che la verità ci rende liberi il sapore più prezioso! Fede e verità sono compagne della nostra vita, si nutrono a vicenda… Siamo credenti appassionati del vero, del bello e del buono e compagni di strada di tutti gli uomini.